Perché si alza la glicemia dopo mangiato?
La glicemia, ovvero la quantità di zucchero nel sangue nel momento in cui la misuriamo, è un valore che cambia nel corso della giornata in base all’assunzione di alimenti. A digiuno avremo quindi un valore più basso rispetto a quello che possiamo rilevare dopo un pasto leggero o abbondante, proprio perché, grazie alla digestione degli alimenti, gli zuccheri circoleranno nel sangue e serviranno come carburante per il nostro organismo.
Il valore della glicemia, nelle condizioni a digiuno e dopo un pasto, deve comunque rientrare entro certi range standard. Un valore troppo alto, chiamato iperglicemia, è associato a malattie come il diabete e al rischio elevato di malattie cardiovascolari; viceversa, un valore troppo basso, chiamato ipoglicemia, può portare a capogiri e vertigini, poiché il nostro organismo non ha energia sufficiente per funzionare.
I valori standard si suddividono in valori a digiuno e valori dopo un pasto.
Chi non è affetto da malattie metaboliche o diabete, quindi in soggetti sani, la glicemia misurata dopo almeno otto ore di digiuno deve essere compresa tra 60 e 100 mg/dL.
Valori inferiori a 60 mg/dL sono chiamati ipoglicemia; valori superiori a 126 mg/dL sono detti iperglicemia.
Dopo un pasto abbondante, tale valore sale fino a un massimo di 140 mg/dL dopo un’ora e a 120 mg/dL dopo due ore.
VALORI A DIGIUNO
Iperglicemia
>126 mg/dL
Glicemia alterata
100-125 mg/dL
Range Ottimale
60-99 mg/dL
Ipoglicemia
<60 mg/dL
Come aumenta la glicemia dopo un pasto
Come abbiamo visto, esiste un’importante differenza tra la glicemia a digiuno e quella misurata a qualche ora dal pasto.
Questo cosiddetto picco glicemico è dovuto alla digestione degli alimenti introdotti e dal rilascio degli zuccheri nel sangue: la quantità e la qualità del cibo assunto determinano l’andamento della glicemia dopo il pasto.
Un pasto abbondante, per esempio, aumenterà il valore della glicemia di più e più velocemente rispetto a un pasto leggero o a uno spuntino.
La stessa cosa accade se nel nostro pasto sono presenti grandi quantità di carboidrati come pane, pasta, pizza, riso bianco, patate o di dolci e zuccheri semplici: il picco sarà veloce e molto alto. Al contrario, tale incremento della glicemia nel sangue è inferiore e più graduale se insieme ai carboidrati si associano anche proteine, grassi e fibre.
Questo processo è fisiologico e, nei soggetti sani, è seguito da un rilascio di un ormone, chiamato insulina, che permette di ridurre la quantità di glucosio nel sangue, facendo ritornare la glicemia a livelli tipici dello stato di digiuno in un certo arco di tempo (che dipende dalla quantità di zuccheri).
Dopo un certo numero di ore senza mangiare, solitamente corrispondenti alle otto ore del riposo notturno, si ottiene il valore di glicemia a digiuno, uno stato che potremmo quasi definire “a riposo”, senza picchi ne cali.
Il controllo della glicemia
Il controllo della glicemia in caso di patologie metaboliche si basa sul controllo dell’alimentazione, sullo svolgimento di attività fisica e sull’assunzione di farmaci se necessari.
In assenza di patologie, è importante mantenere uno stile di vita sano proprio per non incorrere in questi disturbi. Uno dei principali fattori di rischio è il sovrappeso associato a un’alimentazione scorretta.
Consumare innumerevoli pasti abbondanti e ricchi di carboidrati semplici e complessi può fare aumentare eccessivamente e velocemente il picco glicemico post-prandiale, rendendo meno stabile la glicemia nell’arco di tutta la giornata, influenzando anche il valore a digiuno. Avere un picco eccessivo e immediato determina un rilascio elevato di insulina e a seguire un forte abbassamento della glicemia, creando un circolo vizioso che rende instabili i livelli di zuccheri nel sangue e aumenta l’appetito.
Controllare la glicemia postprandiale attraverso una dieta sana, varia ed equilibrata composta da carboidrati, grassi, proteine e fibre nella giusta quantità permette un aumento graduale e controllato della glicemia dopo i pasti nonché una certa stabilità anche nelle ore successive e a digiuno.
Questo approccio può quindi contribuire a una migliore gestione complessiva della glicemia, incluso il livello a digiuno, nel lungo termine.
Quali analisi servono per controllare la glicemia?
La glicemia può essere controllata in diversi modi, in base a quando e perché la vogliamo misurare.
A digiuno, in soggetti sani che richiedono un controllo, può essere misurata attraverso un prelievo del sangue venoso al mattino oppure si possono utilizzare i glucometri, qualora se ne abbia uno a disposizione: si tratta di strumento che permette l’automonitoraggio grazie all’utilizzo del sangue capillare proveniente dai polpastrelli delle dita della mano. In base al tipo di strumento, la goccia di sangue viene applicata su una striscia reattiva o all’estremità dello stesso, in modo da permettere la misurazione della glicemia.
La glicemia postprandiale viene misurata a scopo diagnostico in caso si sospetti il diabete o altre patologie metaboliche legate allo zucchero nel sangue.
Non deve essere eseguita se la glicemia a digiuno, superiore a 126 mg/dL, indica già la presenza di diabete.
Questo esame si chiama OGTT (Oral Glucose Tolerance Test) e si esegue a digiuno, per almeno otto ore e non oltre le quattordici. Viene somministrata per via orale al paziente una soluzione di glucosio (75 g di glucosio disciolto in acqua) e a intervalli regolari di 30 minuti si misura la risposta dell’organismo al glucosio e quindi anche a come reagisce dopo un pasto (soprattutto se ricco di carboidrati).
Con l’auto misurazione, per il paziente diabetico è possibile misurare empiricamente la glicemia a una, due o tre ore dal pasto, per verificare che i livelli siano entro il range.
Curva glicemica o monitoraggio continuo della glicemia
La curva glicemica o monitoraggio continuo della glicemia permette al paziente diabetico di misurare il valore di glucosio nel sangue in modo costante nel corso del tempo, grazie all’utilizzo di sensori per la glicemia.
Il paziente applica tale sensore nella zona sottocutanea (è indolore) insieme al dispositivo che permette il rilascio di insulina. La misurazione non avviene sul sangue capillare ma nel fluido presente nello spazio tra una cellula e l’altra dove risiedono sostanze nutritive, tra cui il glucosio. La lettura avviene quindi in tempo reale: il sensore trasmette l’informazione a un’App o a un sistema digitale di tracciamento e monitoraggio, rendendo il paziente consapevole e costantemente informato in merito alla sua glicemia. Questa misurazione permette di individuare dei pattern frequenti, di capire cosa modificare in termini di dieta e attività fisica, di ottimizzare la gestione del diabete e di assumere le terapie farmacologiche in base alla misurazione in tempo reale del glucosio nel sangue.